Stefano Ricci – familiare
Non è stato difficile coinvolgermi in questo lavoro: appartengo a quella generazione che ha fatto della partecipazione la propria bandiera.
In ogni contesto in cui mi è capitato di vivere non mi sono mai accontentato di farlo da spettatore.
Ho conosciuto il mondo della salute mentale, ormai più di vent’anni fa, a causa della malattia di mia moglie. Nella disgrazia abbiamo avuto la fortuna di vivere a Trento, dove l’approccio di una psichiatria innovativa era già consolidato. Dopo il primo drammatico impatto con la crisi e le sue conseguenze, ci siamo lentamente trasformati da semplici utenti del Servizio a protagonisti del percorso di cura.
Pertanto, quando l’associazione “Il Cerchio” su autorevole proposta dell’ex primario Renzo De Stefani, mi ha invitato a partecipare al progetto del “Servizio Ideale” non c’ho pensato due volte. Mi è parsa subito un’occasione propizia per aggiungere un tassello importante, finora mancante, al percorso avviato con la riforma Basaglia: il punto di vista di utenti e familiari.
Non solo, mi è parso subito evidente anche che non si trattava di redigere un manifesto rivendicativo “contro” le carenze del Servizio, ma piuttosto di far tesoro degli innegabili progressi e contribuire al loro sviluppo, portando il valore esperienziale delle nostre testimonianze.
Abbiamo cercato di dare corpo alle enunciazioni di principio spesso rimaste sulla carta, praticando in modo sempre più efficace quella prevenzione che deve coinvolgere strutturalmente la rete sociale del territorio.
Nel percorso verso una psichiatria “gentile” (un concetto più volte espresso nel libro) non partiamo da zero e l’esperienza trentina ne è un esempio. C’è ancora molto da fare soprattutto per generalizzare le buone prassi ed accrescere la consapevolezza di operatori, utenti, familiari e cittadini; ma la strada è tracciata e ci auguriamo che anche questo libro possa arricchirla.
Per chi, come me, ha partecipato alla stesura collettiva dei suoi capitoli, ha portato e raccolto testimonianze, ha condiviso le diverse esperienze personali e avanzato idee e proposte, la lettura del prodotto finito e stampato è stata un’inaspettata, bellissima sorpresa.
Un po’ come un attore che, dopo aver girato le scene di un film tra loro a volte slegate, scopre la meraviglia di fronte alla proiezione in sala dell’opera messa assieme dal regista.
“Psichiatria da protagonisti” è la storia ben confezionata di tutte le storie raccolte in nove mesi di confronto, legate tra loro da una trama che ne rappresenta l’anima.
Tra queste righe troverete ognuno di noi, le nostre vite, il coraggio e la dignità di chi ha voluto metterci la faccia, trasformando la propria sofferenza in un messaggio di consapevolezza e fiducia. Quella fiducia che nasce essenzialmente dall’impegno di essere protagonisti.
Mi auguro che possiate ritrovare anche qualcosa di voi stessi, delle vostre esperienze e dei vostri desideri: insomma, che possiate rispecchiarvi almeno in parte in ciò che abbiamo scritto.
Con questo auspicio, vi auguro buona lettura e vi invito a farci sapere il vostro pensiero: la ricompensa migliore per il lavoro svolto.
Grazie.
Stefano Ricci – familiare